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lunedì 29 luglio 2013

Circa i Frati dell'Immacolata

Ieri mi ha scritto un caro lettore del blog per darmi la notizia che i Francescani dell'Immacolata sospenderanno le celebrazioni secondo il rito antico. Che dire? Bisogna avere una visione soprannaturale della vita: non cade foglia che Dio non voglia. Infatti nella vita nulla capita per cieco caso, ma tutto è voluto, o almeno permesso, dalla Divina Provvidenza per il nostro bene spirituale. 

Perché Dio non impedì che a Padre Pio venisse proibito di confessare e di celebrare pubblicamente la Messa? Perché lasciò che il zelantissimo Don Dolindo Ruotolo venisse sospeso a divinis? Perché non impedì che la gloriosa Compagnia di Gesù venisse soppressa? Non conosciamo gli arcani decreti del Signore, tuttavia sappiamo che Egli è infinitamente sapiente, e certamente ci sono stati dei motivi per cui ha lasciato che nella Chiesa accadessero certe cose. Un giorno vedremo chiaramente il bene che Dio ha tratto da certi avvenimenti che, umanamente parlando, erano difficili da accettare con rassegnazione cristiana.

Quando una mia amica ha saputo la notizia è rimasta molto dispiaciuta del fatto che forse non potrà più assistere alla liturgia tradizionale nella sua città. Nei momenti di difficoltà è inutile cercare la comprensione altrui, solo Dio può consolarci davvero. Molto spesso anche gli amici più stretti voltano le spalle senza comprendere e compatire le sofferenze altrui. Solo Dio non ci abbandona mai. Il Santo Giobbe nonostante fosse diventato povero e infermo senza avere colpe, subì l'incomprensione dei suoi amici, che lo fece soffrire più della stessa malattia e della povertà. Così pronunciò la celebre frase “Il mio occhio piange rivolto verso Dio”, che nel maestoso latino dell'antica Vulgata suona così: “Ad Deum stillat oculus meus”. Nel momento del dolore e della sofferenza, solo Dio può consolarci, come un papà consola il bimbo piccino che piange. Don Dolindo Ruotolo ha scritto bellissime meditazioni sulla Sacra Scrittura. Ecco come ha commentato la frase di Giobbe “Ad Deum stillat oculus meus”:

“Perché ci angustiamo tanto? Volgiamo gli occhi al Signore con fiducia, poiché non è sulla terra il nostro conforto ma nel Cielo. Dio solo ci conosce, Dio solo può compatirci, Dio solo può consolarci. Gli uomini della terra sono verbosi, non sanno dire che parole, non possono dire che parole, spesso urtanti nel medesimo sforzo di renderle consolanti. L’occhio nostro lacrimi in Dio solo: Ad Deum stillat oculus meus. Come è bella questa parola di Giobbe! Stilli a Dio questo occhio che non può essere saziato da nessuna visione terrena, stilli a Dio, poiché non può trovare un padre più tenero di Lui, stilli a Dio depositando nel suo cuore, in mezzo alle lacrime, l’angoscia, la fiducia, l’amore, la speranza, l’unione perfetta alla sua Volontà: Ad Deum stillat oculus meus! Gli anni passano, la via che percorriamo non conosce il ritorno su questa terra, tutto muta intorno a noi, rimane solo Dio come nostra unica speranza: Ad Deum stillat oculus meus! Il nostro testimone è nel Cielo! Dio infatti conosce la nostra fralezza e la compatisce; conosce le nostre miserie e le perdona quando noi ricorriamo alla sua misericordia con sincero pentimento; conosce la condizione del nostro pellegrinaggio e ci aiuta. Quale conforto quando le creature irrompono contro di noi e ci giudicano male, il pensare che il nostro testimonio è nel Cielo e che Dio ci conosce! Oh! il Signore non rende mai vana la nostra speranza, e quando tutto ci sembra perduto, interviene Lui per difenderci e per far luce nelle tenebre. [...] Ripetiamo con Giobbe, quando le tempeste sono più fiere: Ad Deum stillat oculus meus.”